Sito del Museo Mineralogico di Isola del Giglio
 

(ASSESSORATO ALLA CULTURA COMUNE ISOLA DEL GIGLIO E REDAZIONE GIGLIONEWS)
con la collaborazione del Prof. Alessandro Fei


L'ipotesi più accreditata sulla nascita dell'Isola è quella espressa nel 1964 da Antonio Lazzarotto, Renzo Mazzanti e Renzo Mazzoncini, che qui si riporta succintamente.

In tempi remoti si accumularono, sul fondo del mare preistorico dal quale emergerà l'Arcipelago Toscano, sedimenti di tipo argilloso – che i geologi della seconda metà del secolo scorso hanno classificato come serie toscana – oltre ad alcuni ammassi di ofioliti, probabilmente d'origine ligure.

Per circa cinquanta milioni d'anni lo strato sedimentario si accrebbe fino a quando la tremenda pressione esercitata sulla crosta granitica sottostante fece fondere milioni di tonnellate di roccia – gli scienziati chiamano tale processo anatessi – ed il magma ottenutosi, più leggero delle rocce soprastanti, giunse in superficie formando i cosiddetti plutoni. Sette milioni di anni fa emersero i plutoni del Monte Capanne (Elba) e di Montecristo; meno di un milione di anni dopo vide la luce il secondo plutone elbano, quello di Porto Azzurro, ed infine, cinque milioni di anni fa, s'innalzò verso la superficie quello gigliese.

In parallelo col plutone del Giglio ne emersero altri due, ancor oggi sepolti: uno in corrispondenza del Monte Argentario e l'altro sotto l'Isola di Giannutri: il sollevamento delle rocce sedimentarie di copertura unì, quindi, per un tempo considerevole le tre aree. Mentre il magma sottostante tendeva a raffreddarsi in modo differenziato, dando origine alle cosiddette facies di Pietrabona e facies dell'Arenella, una serie di sprofondamenti causati da movimenti distensivi permise la penetrazione del mare fra i tre ammassi magmatici, facendo diventare il Giglio e Giannutri due isole a sé stanti.

Successivamente l'erosione eliminò quasi completamente i sedimenti e le rocce metamorfosate dal magma durante la sua risalita, portando alla luce il “granito”: resti di detta copertura sono osservabili presso la Punta del Fenaio, la Vena e Poggio Mortoleto (quarziti e micascisti).

Durante il Quaternario (da circa 1.5 milioni di anni fa ad oggi), tutto l'Arcipelago fu interessato da fenomeni di oscillazione del livello marino – i geologi li chiamano eventi di regressione e trasgressione – dovute ai periodi glaciali e interglaciali. In particolare nel Pliocene superiore il mare toscano regredì marcatamente: i sedimenti deposti in seguito a tali eventi sono ben evidenti alla Torre di Campese ed alla Punta di Sparavieri (panchina eolica e panchina marina). Nel Pleistocene superiore (circa 125.000 anni fa), durante la cosiddetta trasgressione Tirreniana, il mare arrivò fino a 15 metri sopra il livello attuale ed il Giglio divenne per sempre un'isola, come dimostra il fatto che anche durante la glaciazione Würmiana (circa 75.000 - 11.000 anni fa) il Giglio rimase fisicamente separato dal resto della terraferma.